Il declino dell’Italia ha origini
lontane ma è il presente ignorante e pasticciato di questi tempi che ne decreta
l’ineluttabilità. In un momento in cui tutto sembra andare contro logica non
resta che provare a correre contro per avere l’illusione che qualcosa possa
cambiare. Questo blog nasce per commentare, analizzare, criticare la politica
ma anche per dare sfogo a quel sentimento di fastidio di fronte all'immondizia
del quotidiano.
Proverò a fare tutto questo anche
ospitando il pensiero altrui perché ad una sola cosa non sono in grado di
rinunciare: la libertà di pensiero.
Argomenti non mancheranno, a
cominciare da quelli di politica economica, perché tutti i giorni lo spettacolo
offerto dai palazzi romani sono spunto di riflessione. Non ho l’illusione di
poter cambiare qualcosa, ma penso che una voce critica sia necessaria; almeno
per sentirsi ancora vivi.
Cosa serve all'Italia.
O anche cosa non serve. Prima di
tutto serve una vera democrazia. Da molti anni il tentativo dei partiti di
cristallizzare lo stato delle cose è in atto e il tentativo di Matteo Leopoldo
Renzi (da qui in avanti solo Leopoldo) con l’Italicum è quasi meritorio ove si
pensi che almeno lui mette allo scoperto i segreti e perversi desideri dei
partiti maggiori.
Chiunque abbia provato a spezzare
le catene del sistema, a parte il Movimento 5 stelle (ma di quello parleremo
dopo) è stato rigettato nell'ombra. Ci ho provato per due anni con Fare per
fermare il declino, un progetto nato con le migliori intenzioni e con entusiasmi
sorprendenti, che è fallito quando era ancora nello stato fetale. Altri sono
sopravvissuti ma solo al prezzo del compromesso.
La seconda cosa che serve
all'Italia è una coscienza civica e del rispetto che parta dal basso. L’Italia
è il Paese in cui il cittadino medio crede di essere sempre un pelo più furbo
del suo vicino; in cui i posti riservati ai portatori di handicap sono ghiotte
occasioni per parcheggiare l’auto a due metri dall’ingresso; in cui la coda
alla posta è una stupido, noioso intralcio che rallenta la corsa verso il bar
dell’angolo in cui gustare un meraviglioso caffè nero; in cui “meno male che
c’è qualcuno che ha paura del tutor, così la corsia di sinistra è tutta mia e
del mio SUV”; in cui “l’amico del cugino di mio cognato è diventato assessore;
speriamo che mi faccia avere un posto”.
Ecco, all’Italia servirebbe prima
di tutto che gli italiani capissero che con questa mentalità il declino si può
forse rallentare, grazie ad una botta di culo, ma non si può arrestare. Se non
in fondo ad un burrone.
Poi, una volta ripulita dai
vecchi vizi, serve che sia governata da chi capisce almeno un po’ i processi
economici che governano il mercato. Tornerò spesso su questo argomento perché
l’economia è tormento e diletto per chi scrive. Viviamo la crisi più profonda e
lunga degli ultimi cento anni eppure sembriamo non renderci conto che siamo
seduti su una collina che sta per franare. Chi dovrebbe (chi avrebbe potuto ha
presto abbandonato ogni intenzione virtuosa) preferisce l’effimero di qualche manciata
di euro elargiti più o meno a caso e di un pizzico di ottimismo piuttosto che
affrontare i nodi della cruda realtà.
Serve, e poi mi fermo, che chi ha
il potere di cambiare scelga qualcosa di nuovo nella cabina elettorale. Per 4
anni e 11 mesi e 28 giorni tutti a lamentarsi del governo, del parlamento,
delle amministrazioni locali, ma poi, quando arriva il momento di dare
veramente corpo a quel lamento, la matita barra sempre gli stessi simboli.
Winston Churchill disse: “lei ha
dei nemici? Bene, significa che ha lottato per qualcosa nella sua vita”.
Gli Italiani non hanno nemici.
Nessun commento :
Posta un commento