martedì 23 dicembre 2014

Del perché una legge di stabilità così

Ci sono due possibili ragioni del perché la legge di stabilità 2015 sia venuta fuori come un guazzabuglio confuso di nuove tasse e di vessazioni fuori controllo.
La prima ragione possibile è che è nata da un conflitto fra le esigenze elettorali (imminenti o future) di Renzi che continua nella sua infaticabile opera mediatica fintobuonista che l’Italia deve svoltare, le tasse devono diminuire, il lavoro si deve creare eccetera eccetera, e i vincoli di un bilancio ancora e ancor di più traballante e per questo sottoposto all'osservazione critica della commissione europea.
Il risultato sperato potrebbe essere quello di mascherare all'elettorato l’inasprimento fiscale con bonus tipo 80 euro, ché tutte le norme che vanno nella direzione di un aggravio del carico tributario sono tecnicamente poco comprensibili alla maggioranza dei cittadini.

Prendiamo ad esempio la riforma del regime dei minimi. Introdotto nel 2012 era uno dei pochi capitoli della intrigatissima materia fiscale che funzionava e rappresentava un valido aiuto per quei contribuenti (partite IVA innanzitutto) che non accedono ad altre agevolazioni. Con il nuovo “riordino” cade il castello delle agevolazioni e si crea un pesante incentivo all'evasione. Altri (Mario Seminerio qui) ne hanno descritto funzionamento e conseguenze per cui non mi dilungherò.
Oppure prendiamo l’applicazione delle tasse patrimoniali sui macchinari. Una norma, dettata da una circolare dell’agenzia delle entrate (assurta a ruolo di legislatore) che colpisce in maniera invereconda le attività produttive.

Prendiamo ancora l’inasprimento feroce della tassazione sul risparmio e sulle forme di previdenza complementare, terzo pilastro a cui sarebbero aggrappati milioni di contribuenti la cui pensione pubblica sarà poco più, o poco meno, pari al 50% del reddito medio. L’introduzione dei fondi pensione nel nostro ordinamento risale al 1993 (Dlgs 124) e non è un caso che la schizofrenia normativa e fiscale ne abbia sin qui frenato la diffusione. Adesso arriva il probabile colpo di grazia per un prodotto che ha già serie problemi a restare in equilibrio finanziario fra montante e rendita.
La seconda ragione possibile è che tutta l’azione del governo in materia fiscale e tributaria sia ispirata da una ideologia social-comunista-fassiniana (nonostante Fassina ne abbia preso le distanze), per cui tassare è bello e giusto, la spesa pubblica si deve aumentare e non ridurre, la redistribuzione delle risorse, il moltiplicatore keynesiano e via bestemmiando.

Su questo impianto, comunque lo si voglia vedere recessivo, si innesta il riformismo a’ la carte di Renzi che predica ottimismo e razzola omicidi del sistema produttivo.

I dati di finanza pubblica contenuti nell'aggiornamento al Documento di Economia e Finanza probabilmente non lasciavano grandissima autonomia e, d’altra parte, lo stesso Padoan in quel documento ammetteva nell'incipit che tutte le previsioni sin lì elaborate erano pervase da un ingiustificato ottimismo.

Renzi ha provato a giocare a nascondino (le slide sono il nascondiglio) o se preferite al gioco delle 3 carte.

Se il premier avesse avuto davvero intenzione di svoltare, con questa legge di stabilità avrebbe dovuto attuare una vera spending review, seguire i dettami del rapporto Cottarelli e non gettare fumo negli occhi con un portale (http://soldipubblici.gov.it/it/home) che non serve a nulla.

Il 2015 si preannuncia pessimo. Auguri.

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