sabato 20 dicembre 2014

Un pensiero sociale? (seconda parte)

I figli crescono nello stesso ambiente sociale in cui noi siamo cresciuti?
Intendo, socialmente ricevono gli stessi stimoli che abbiamo ricevuto noi da bambini?

Da piccolo, vicino a dove abitavo a Milano, una sera si sentirono i colpi di una mitraglietta. Lo ricordo bene: io ero seduto sul parquet in cameretta a giocare - come al solito - con il Lego. Dalla finestra si udirono i colpi.
Ho un ricordo vago, invece, delle spiegazioni offerte e probabilmente non capite da un bambino di 7 o 8 anni: Brigate Rosse o Vallanzasca? I ricordi sono confusi perché non sapevo di cosa si stesse parlando realmente. Vero è che una notte sognai che le Brigate Rosse erano nascoste nei mattoni di casa mia. Ricordo l'incubo di avere dei "cattivi" così vicini, nascosti, ma di non poter fare alcunché.

La vita di un bambino, soprattutto prima che inizi l’adolescenza e quindi inizi il discernimento tra ciò che realmente interessa e ciò che si può bellamente ignorare, è equiparabile ad una spugna. In quel periodo si formano concetti di base quali l’onestà, il comportamento sociale corretto o meno. Oggi come ai miei tempi, tutti gli accadimenti possono avere rilevanza in questo senso: dalle notizie in TV fino ai commenti alle stesse fatti dai genitori.

Sia chiaro: io non sono un sociologo, men che meno uno psicoterapeuta (per quello suonare allo stesso citofono ma chiedere della moglie). Eppure queste considerazioni credo possano essere ritenute valide e credo siano condivisibili da tutti.

Ma allora - e qui sta la domanda vera – il modello politico-sociale proposto in Italia cosa sta trasferendo ai nostri figli? Cosa pensano i nostri figli mentre camminano tra le vie delle città? Cosa percepiscono come valori fondanti dai programmi televisivi? E dagli esempi politici? Quali “eroi” riconoscono nella società moderna?

Seguendo il discorso della mia precedente nota, se la nostra generazione ha avuto una forte spinta politica sottostante nella scuola pubblica, all'oratorio, piuttosto che dagli accadimenti politico-sociali del tempo, i nostri figli a quale tipo di stimoli sono sottoposti? E tralasciando l’aspetto politico, ma ponendo l’attenzione solamente sull'aspetto sociale, quali valori apprendono dai comportamenti che vedono in famiglia e fuori dalla famiglia?

E’ difficile rispondere a quesiti tanto complessi, se non scadendo nel banale. Come non affermare che per loro l’iPhone avrà più “valore sociale” di un bel voto a scuola? Oppure dire che il veicolo da 200 cavalli che sfreccia in tangenziale a 150 km/h è sicuramente guidato da una persona di valore, forte e di potere? D’altro canto, cosa insegna il comportamento dei nostri politici che hanno abbandonato concetti troppo elevati (quali ideologie e valori storici) e che hanno allo stesso modo abbracciato lotte demagogiche e semplici con lo scopo di elevare esponenzialmente il grado di rabbia e frustrazione (e quindi raccogliere voti e consenso)?
I nostri figli ricevono sberle da tutte le parti e sono già convinti, anche in età preadolescenziale, che non ci sia un buon, onesto futuro per loro. Pensano al presente (e lo abbiamo sempre fatto tutti in quel periodo della vita) ma con l'aggiunta di un forte senso di scoramento, di delusione, di rassegnazione. Insegnare loro i valori fondanti di etica e comportamento, sarà doppiamente complesso, considerati i modelli di vita offerti. Ed è a loro che dobbiamo pensare in primo luogo quando vogliamo fermare il declino del paese. Un declino che non è più “solamente” economico, ma è anche morale, etico, di comportamento.

(continua forse sulla rabbia dei politici)

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