lunedì 22 dicembre 2014

Un pensiero sociale? (terza parte)

Gli italiani sono un popolo arrabbiato.

Probabilmente qualcuno potrà contraddirmi dicendo che anche altre popolazioni hanno tale carattere distintivo. Ok, accetto la sottolineatura, ma noi siamo in Italia no? Pensiamo a casa nostra, allora. (Noticina: e nessuno inizi ad argomentare la rabbia dei tedeschi che avrebbe favorito l'ascesa del Terzo Reich, ok?)

Dicevo che gli italiani sono un popolo arrabbiato. Si vede da come ci comportiamo allo stadio, quando saliamo in auto, al lavoro con i colleghi, quando gesticoliamo incessantemente discutendo di politica. E' una generalizzazione e come tale debole di per se, eppure trovo che sia comunque un carattere distintivo del popolo italico, specialmente negli ultimi anni e in politica. Infatti le forze partitiche che di recente hanno trovato un minimo di consenso popolare hanno basato la loro campagna di comunicazione sulla rabbia verso qualcuno o qualcosa. Che siano gli immigrati o la classe politica della prima/seconda/terza repubblica o ancora l'Euro e la Germania, poco importa. Se il politico nel suo discorso sul palco riesce ad alimentare e veicolare la rabbia della platea, ha quasi sempre un buon ritorno mediatico. E anche i mezzi di comunicazione su queste cose ci sguazzano ignominiosamente: gelati leccati o parolacce a profusione è indifferente.

L'italiano ha il desiderio morboso di arrabbiarsi contro qualcuno o qualcosa perché questo atteggiamento ne permette l'assoluzione. La colpa dei disastri è sempre di qualcun'altro o di qualcos'altro. Ma guardare a se stessi è sempre più complicato; è decisamente più semplice dare la colpa a una differente entità (se poi è astratta ancora meglio perché non potrà controbattere!).

Basta guardarsi intorno e questo continuo scaricabarile diventa più che palese. Siamo sempre arrabbiati furiosi contro questo o quello. Eppure...

Eppure per la politica non dovremmo. O meglio dovremmo essere più oggettivi e pensare a quanto abbiamo personalmente fatto nella nostra vita per cambiare i sistemi endogeni ed esogeni che tanto ci fanno arrabbiare. Nella sua immensa lapalissiana realtà, se dovessimo domandarci chi ha permesso che al governo stessero persone incompetenti? Chi ha permesso che un certo sindaco fosse eletto nella città in cui abitiamo? E se siamo noi quei soggetti, l'abbiamo veramente fatto in buona fede?

Da bambino uno dei mantra che sentivo ripetere dagli adulti era "Politici ladri! Non cambierà nulla!". Accidenti se avevano ragione: nulla è effettivamente cambiato e i politici sono ancora per la maggior parte ladri. Ok però, suvvia!, vedete il controsenso come lo vedo io?
"Porca miseria come mi fa male martellarmi le tibie... però continuo!"
C'erano - parlo di qualche anno fa e i più "adulti" ricorderanno - quelli che votavano il PCI che sostenevano cose tipo "Se fossimo noi al governo..." Eh già! Avrebbero sicuramente sistemato tutto con le loro soluzioni stataliste (notare l'allitterazione... sibilante come Sir Biss...). La DC faceva disastri mentre i comunisti soffrivano in silenzio. Poi il pentapartito, gli inciuci, le ruberie, le stragi di stato, gli scandali... per Bacco, non è cambiato nulla! Avevano ragioni i nostri vecchi genitori! Oggi accadono le stesse cose, con nomi diversi.


Vale la pena ripensarci? Vale la pena rivederci? Forse stiamo solamente sottovalutando la forza propulsiva che noi potremmo avere...
Persino oggi, quando dico che ho un piccolo ruolo nella politica gli sguardi degli interlocutori vanno dal "eh eh eh furbetto!" al "LADRO!". Mai e poi mai verrebbe in mente la possibilità concreta che noi abbiamo di cambiare lo stato delle cose... magari se ci arrabbiassimo di meno (soprattutto con altro/altri).

(forse continua perché di cose da dire ne ho molte, e principalmente le devo dire a me stesso)

"Closer To The Heart" (Rush)

And the men who hold high places
Must be the ones who start
To mold a new reality
Closer to the heart
Closer to the heart

The blacksmith and the artist
Reflect it in their art
They forge their creativity
Closer to the heart
Closer to the heart

Philosophers and ploughmen
Each must know his part
To sow a new mentality

Closer to the heart
Closer to the heart
You can be the captain
I will draw the chart
Sailing into destiny
Closer to the heart

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