giovedì 12 febbraio 2015

I 10 punti di Salvini. Di sutura. Parte 1

Con uno sforzo che deve essere stato titanico Salvini abbandona gli slogan-ma non le felpe- e si lancia in un esercizio per lui e per il suo partito inusuale: elaborare un programma politico articolato nientepocodimenoche in 10 punti. Fate un oohhhh di meraviglia.

Non sarebbe neanche commentabile se non per il fatto che una roba del genere, bestialmente semplice o semplicemente bestiale, in Italia rischia di avere davvero successo.

Andiamo dunque a vedere quali sono le 10 magnifiche ricette comparse su noiconsalvini.org , il movimento dedicato ai neoleghisti terroni, e stranamente non sul sito ufficiale della Lega Nord.

Per brevità prenderò di ognuno dei punti solo le frasi salienti, stando comunque attento a non interpretar male il Salvini-Pensiero (sigh).

Primo punto: meno Europa. Nel nome del “Più Europa” si sono accettati provvedimenti che hanno messo in ginocchio la nostra economia. La distruzione della domanda interna attuata con tagli e tasse aveva un solo scopo: riequilibrare la bilancia commerciale che era in costante deficit per colpa di una moneta (l’ euro) troppo forte per la nostra economia. Riducendo i consumi si sarebbe importato di meno senza impattare sulle esportazioni. L’ obiettivo è stato raggiunto ma a costo di mettere in ginocchio il lavoro e la produzione.



Non poteva essere che un attacco all’Europa. L'euro troppo forte causava un costante deficit della bilancia commerciale. Giulio Zanella su noisefromamerika qui dimostra come l'affermazione di Salvini sia una solenne panzana perché è vero che agli inizi dell'era della moneta unica la Germania aveva un surplus mentre i Paesi mediterranei avevano un disavanzo, però a partire dal 2012 anche i cosiddetti eurodeboli, fra cui l'Italia, ha cominciato ad avere un sostanzioso avanzo delle partite correnti. Se proprio Salvini non ha voglia di andarsi a cercare i dati di contabilità nazionale, per sua ammissione è un fancazzista, gli basterebbe aprire ogni tanto distrattamente il bollettino Istat che in quanto europarlamentare gli viene recapitato; scoprirebbe che a dicembre 2014 il saldo è stato + 5,3 miliardi, a novembre +3,5, a ottobre + 5,4 e via dicendo. Com'è possibile se l'euro è troppo forte?
Semplicemente perché non c'è correlazione diretta ed esclusiva fra forza della moneta e capacità di esportazione. In pratica se i tedeschi esportano tanto non è a danno di Italia e altri ma per altri e molto diversi fattori.

Secondo punto: più vicini ai piccoli. Il governo Monti -Letta -Renzi ha fatto solo l’ interesse delle grandi imprese globalizzate e delocalizzate, di qui il plauso costante di Confindustria. 

Posto che i governi citati hanno fatto tutti abbastanza male, è vero che abbiano difeso solo gli interessi delle grandi aziende? Per fare solo un esempio nel decreto Salva Italia del 2011, all'art. 2 si legge "Agevolazioni fiscali riferite al costo del lavoro nonché per donne e giovani". Si trattava di Irap agevolata che non riguardava le multinazionali. E' semmai l'intera politica economica e fiscale italiana che ha fallito, e la Lega di molti dei governi colpevoli di quel fallimento ha fatto parte.

[...]ci opporremo con forza al disegno di far diventare le banche popolari facile preda di istituti stranieri: il voto capitario, se pur strumento perfettibile, ha consentito la simbiosi banca -territorio necessaria per la prosperità di intere regioni. In teoria potrebbe diventare un modello addirittura per la futura Banca d’ Italia statale e di proprietà popolare con un’ azione dell’ istituto di emissione inalienabile e assegnata per nascita a tutti i cittadini.

Qui siamo all'amarcord, perché torna alla mente la triste storia della Banca Padana Credieuronord s.c.a.r.l. (euro?!?), con cui la Lega dimostrò di non avere grande dimestichezza col mondo finanziario. Sarebbe invece da approfondire il passaggio sul voto capitario che invece ha impedito alle banche popolari di dotarsi di adeguata capitalizzazione. Senza adeguata patrimonializzazione un istituto di credito non può svolgere il ruolo al quale è deputato e quindi non finanziarie le imprese e le famiglie. Certo secondo Salvini basta che la Banca d'Italia, "assegnata per nascita a tutti i cittadini" (mio dio!), potrebbe stampare a manetta, ma....lasciamo perdere, tanto è idiota questa ipotesi.

Terzo punto: pagare meno (prima) per pagare tutti (dopo). Il costante aumento delle aliquote ha portato come risultato una costante riduzione della base imponibile con primi preoccupanti segni di calo di gettito in corrispondenza di imposizioni più elevate. Anche in questo caso l’ impostazione della Lega è del tutto contraria e proponiamo una terapia shock per mezzo dello strumento della flat tax. 

Su questo punto mi sono già espresso insieme a Michele Boldrin qui per cui non ci torno.

Quarto punto: spendere per produrre. La politica dei tagli di spesa in recessione ha portato solo più disoccupazione e più recessione con la conseguenza di far crescere (invece che calare) i rapporti di debito e di deficit sul Pil, vanificando così ogni sforzo. [...]
In quest’ ottica rientrerà anche (come extrema ratio) l’ eventuale nazionalizzazione di imprese strategiche e/o produttrici di beni richiesti dal mercato ma momentaneamente in crisi per colpa dell’ Unione Europea.


Qui viene fuori il Salvini Comunista. Più spesa pubblica perché il denominatore del rapporto debito/pil contiene anche la spesa pubblica. Salvini evita anche la più elementare analisi su come Paesi con forte indebitamento siano usciti dall'emergenza tagliando la spesa pubblica, che è si componente del PIL ma drena risorse a danno del reddito privato. Belgio, Svezia, Canada, Nuova Zelanda, Inghilterra hanno attuato profondi e mirati tagli alla spesa per riequilibrare i conti nazionali e solo in questo modo sono riusciti a liberare attività e capacità di sviluppare ricchezza.

Nazionalizzare poi è ipotesi che può far felice un Marco Rizzo, un Landini, un redivivo Breznev; persino Stefano Fassina proverebbe un brivido di terrore di fronte a questa affermazione.

Torna, ed è una costante del Salvini-pensiero, l'attitudine molto latina di attribuire la colpa a fattori esogeni e non alle tante e insopportabili inefficienze del nostro sistema. 

Quinto punto: politiche anticicliche mirate alla piena occupazione. I governi Monti Letta e Renzi hanno attuato politiche pro cicliche che hanno creato disoccupazione.
In recessione l’ austerità è suicida. I trattati europei (Fiscal Compact in primis) devono essere subordinati alla sostenibilità economica e alla priorità della ricerca della massima occupazione, esattamente come recitano i mandati di banche centrali che agiscono in cooperazione con il governo come ad esempio la Federal Reserve. Lo stato deve pertanto essere in grado di poter avere flessibilità di bilancio (meno tasse o maggior deficit) qualora l’ economia risulti in recessione e il tasso di disoccupazione sia superiore alla disoccupazione fisiologica. 


L'austerity ha effettivamente prodotto qualche disastro, ma ancor di più il disastro è stato prodotto dalla politica del deficit spending, ben prima che si entrasse nell'euro. Negli anni '90, decennio in cui c'era la lira e si facevano politiche economiche in deficit (anche a 2 cifre nel quadriennio 1990-1993), la disoccupazione oscillò fra l'8,5% e l'11,3%, ben più alta degli anni a venire dopo l'adozione dell'euro, in cui i due estremi, positivi e negativi, furono 6,1% e 9,1%. Solo con lo scoppio della crisi, tra l'altro in ritardo, il tasso di disoccupazione salì sopra il 10% (anno 2012).

Insomma Salvini o non sa le cose o mente. Non ha grande importanza quale dei due motivi sia quello giusto.

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